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Marcel Proust

Adrian sentì parlare per la prima volta di Marcel Proust nel 1905 da Ernst Robert Curtius, un vecchio compagno di scuola
ammalato di letteratura e poesia da quando si erano conosciuti ai tempi del ginnasio.

Anche in questo caso come nei precedenti, il nome dell'autore francese lo raggiunse quasi per caso, perchè durante un lungo soggiorno a Parigi, Curtius, che amava passare il suo tempo
tra biblioteche e bancarelle di libri, si era imbattuto in un volume singolarissimo e raro, una raccolta di novelle,
poesie e riflessioni morali che si alternavano
a pagine di critica letteraria e musicale.

L'autore di quel testo era sconosciuto e il prezzo era molto alto ma Curtius decise per l'acquisto forse perchè gli piacque il titolo, Les plaisirs et les jours.
Inoltre il volume conteneva lo spartito di una sonata composta da un giovane pianista di moda in quegli anni a Parigi, Reynaldo Hahn.

Quindi era il regalo perfetto per l'amico musicista al quale era legato dai tempi del Ginnasio dei Fratelli e a cui avrebbe sicuramente fatto visita appena tornato in patria.

Questa breve premessa serve per introdurre
i temi del quaderno numero diciotto di Adrian.

illustrazione da "i Piaceri e i Giorni


L'apertura di questo quaderno mi ha sorpreso, perchè ero convinto che una volta esauriti gli argomenti sull'organizzazione polifonica della musica, quegli scritti sarebbero tornati a trattare lo stile omofonico, quello della voce principale accompagnata con cui si erano aperti, per seguire con logica e coerenza il percorso storico del pensiero musicale occidentale.

Reynaldo Hahan

Per questo mi aspettavo che la nuova serie di quaderni affrontassero la costruzione della frase, del periodo, per poi trattare la condotta armonica che a sostegno della melodia si organizza in armonia consonante e dissonante e definisce le condizioni di utilizzo degli accordi di settima maggiore e minore, di nona maggiore e minore, degli accordi di settima diminuita e di tutti gli altri accordi dissonanti che entrano via via nella pratica della composizione musicale occidentale.

Insomma tutti i temi necessari per completare
una ricapitolazione sistematica dello sviluppo di quel linguaggio, che intuivo essere la vocazione originaria
che diede vita e motivo ai quaderni di Adrian.

Ma sarebbe bastato il titolo del quaderno 18 per presentarne tutta la singolarità, perché questa volta al numero che ordina cronologicamente tutti i quaderni, Adrian aggiunge, una descrizione testuale del contenuto, Le intermittenze del tempo, e ci parla in un unico lungo capitolo dell'influenza che la letteratura e soprattutto l'opera di Marcel Proust hanno lasciato nel suo pensiero e nella sua arte.

Come anno di apertura gli appunti indicano il 1916 e credo che le ultime pagine siano state scritte intorno al 1930 cioè tre anni dopo l'uscita de "Il Tempo Ritrovato", l'ultimo volume della Recherche.
Quindi la compilazione di questo testo è intermittente (come sembra suggerire il titolo) e contemporanea ai numerosi quaderni che proseguono il lavoro di definizione del gesto compositivo e che ripartono come immaginavo dagli accordi di nona.

Il quaderno nr. 18 si apre come un normale diario ma si integra facilmente nel progetto generale di teoria musicale perchè elabora e sviluppa una concezione dell'atto creativo che sarà sempre riconoscibile e dimostrata nelle opere, nelle romanze
e in tutti i grandi capolavori di Adrian Leverkuhn.

Purtoppo il testo presenta molte pagine strappate, intere frasi cancellate e altre davvero illeggibili o incoerenti.
Quindi sarò io a riassumerne il contenuto grazie anche ai racconti che ogni tanto la nonna ci lasciava da custodire, quando ormai stava per andarsene e a mie ricerche difficili e spesso infruttuose che spiegano il lungo periodo passato dall'ultimo aggiornamento di queste pagine.

Un quaderno di M. Proust
L'idea che la lettura di questo quaderno mi ha lasciato è che come la vita e l'opera di Adrian sono state le fonti di ispirazione per uno dei più grandi capolavori di Thomas Mann, (Doctor Faustus), così l'opera di Marcel Proust è stata la linfa e il nutrimento di tante sinfonie, di quartetti e leader del mio nonno compositore, che senza quelle pagine forse non avrebbero mai visto la luce.

Più precisamente da quando la musica di Adrian si incrocia
con la letteratura di Hesse, Mann, Kafka, Proust, i suoi principi creativi sembrano rimodularsi verso una nuova concezione che riconosce l'ispirazione extramusicale da lui sempre rifiutata, e la definisce come necessaria e quasi indispensabile nella sua produzione artistica.

Per questo mi è sembrato importante non tralasciare questo quaderno, il numero diciotto, così singolare e apparentemente lontano dai fondamenti della composizione musicale di cui queste pagine vogliono parlare.

Una lettura profonda e raccolta del testo, come consigliava Ernst Curtius, porterà sicuramente il lettore alla conclusione che Adrian scrisse queste pagine con la chiara intenzione di elaborare e definire la pratica del suo sistema compositivo partendo dall'individuare con precisione le condizioni che si rivelavano necessarie al suo sviluppo.

C.Monet - Ninfee - 1914

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