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Franz Kafka

L'incontro quasi casuale con H. Hesse, indusse Adrian
a sviluppare l'idea che conoscere e frequentare gli scrittori che animavano la scena letteraria del suo tempo fosse un buon alimento per il suo spirito e per la sua arte.
Il processo che lo avrebbe portato a definire con chiarezza gli stretti legami tra l'arte dei suoni e l'arte della parola si mise in moto grazie alle lunghe conversazioni con Hesse.

Questo spiega perché l’incontro con Thomas Mann (nel 1911), con Franz Kafka (1915), con Marcel Proust (1918) non fu più casuale ma ricercato e indotto.
La Combray di Proust


La Balbec di Proust


Galleria Goltz - Monaco



Adrian aveva escluso dalla sua musica il testo e qualsiasi altro contenuto extramusicale ma riconosceva nella parola una forza espressiva e una suggestione da cui si sentiva fortemente attratto.

Ispirarsi durante la composizione di una sonata,
ad una poesia, un racconto, un paesaggio letterario,
diventò per il compositore una pratica naturale
e a volte inevitabile.

Fu questa l'unica concessione all’introduzione di contenuti extramusicali nella sua arte, materiale nuovo che per un certo periodo portò Adrian a vagheggiare e sviluppare l'idea di tradurre il linguaggio di un’arte nell'altra,
trasferendo l’architettura e la forma di un testo
in un elaborato musicale che grazie a precise simmetrie formali
potesse restituirne il contenuto e la suggestione.

Un periodo felice e fecondo di grandi lavori come la citata Sinfonia Americana, o le sonate” i Fiori di Albertine ”,
le Campane di Méséglise” e tante altre, dove spesso il libretto sottinteso era un capolavoro della letteratura.

Fu così che Adrian, divenuto un assiduo frequentatore
di incontri culturali, perché alla ricerca costante
di fonti nuove per la sua ispirazione,
nel freddo novembre del 1915 si trovò tra gli ascoltatori durante la lettura che Franz Kafka tenne alla Galleria Goltz di Monaco, di un suo racconto, “Nella Colonia Penale”.

Lo stile con cui Kafka lesse quelle sue pagine
era tutt’altro che declamatorio,
si potrebbe dire che era asciutto e disadorno come la sua prosa
e l'insieme piacque immensamente ad Adrian che appena tornato a casa scrisse alcune riflessioni su quell'incontro importante e sull'intera giornata così fortunata e promettente.

Impressioni ancora fresche e previsioni che allora potevano sembrare premature o esagerate, ma di cui il tempo ha poi confermato la lucida precisione del giudizio critico.

La cronaca di quell'incontro è contenuta in questi due fogli di quaderno che ho trovato sotto i pacchi e gli involti, in fondo al vecchio baule degli scritti che la nonna è riuscita a salvare dal fuoco e dalla furia distruttiva del loro autore.

Monaco 20 novembre 1915

Nella sala male illuminata e fredda al primo piano della Goltz, mentre l’autore leggeva un suo racconto di atrocità e infamie,
le file di ascoltatori iniziarono a svuotarsi.
Verso la fine della lettura una donna svenne e fu portata fuori priva di sensi. L’impressione nella sala era fortissima.

La lettura non fu mai interrotta da Franza Kafka e il pedale sonoro di quella voce bassa e asciutta contribuì a trasportare il pubblico in uno stato quasi ipnotico.

Una dimostrazione certa della forza della parola,
della frase verbale,
che entra in competizione con quella musicale,
alla ricerca del primato espressivo, dell’emozione più intensa.

Ho deciso di presentarmi senz’altro a questo autore sconosciuto ma geniale ma quando sono riuscito ad avvicinarlo, alla fine della lettura, mentre la sala si svuotava,
ho visto che anche una donna lo stava aspettando,
e ho capito che non era solo.

Dopo una cordiale presentazione e molte chiacchiere sono stati loro ad insistere perché trascorressimo insieme la serata
e quando hanno saputo che vivo a Monaco da tre anni
mi hanno eletto come loro guida serale.

Da buoni visitatori della Boemia
mi hanno pregato di condurli all’Hofbräuhaus,
che a Praga viene evidentemente inteso
come uno dei luoghi più tipici di Monaco.

In quella birreria ho avuto modo di conoscere un uomo valoroso e geniale, che non si è fatto pregare per raccontarmi le modestie del suo percorso artistico, iniziato nell’ 98 quando a 15 anni iniziò a scrivere e capì che quello sarebbe stato
il suo unico modo di vivere.
Solamente dopo dieci anni riuscì a pubblicare il primo libro, che non fu un successo e non venne ristampato.
“Ma ormai la mia vita era promessa alla letteratura”
disse questa sera a me e soprattutto alla sua amica Felicia,
attenta alle sue parole che a volte sembravano intimorirla,
tanto da spingerla ad indagare in seguito e in mia presenza
su intenzioni e propositi del fidanzato
finché non le furono del tutto chiari.

Del resto neanche io avevo capito se quella coppia visibilmente infelice stesse per unirsi in matrimonio o fosse in procinto di sciogliersi per sempre.
Ma ero certo che questa sera non volessero rimanere soli perchè ho visto che con ogni mezzo si adoperavano per trattenermi al tavolo e rimandare la fine della serata.

La conversazione dei tedeschi della Boemia di Kakfa
si costruisce intorno ad un linguaggio scarno ed essenziale
e lo scrittore che spesso aiuta le sue parole
gesticolando come un italiano,
compone in quel tedesco scolorito
frasi che diventano aforismi
perché non dicono mai niente
che possa sembrare superfluo o noto.

E così tra un calice di birra e un piatto di patate con il burro
la conversazione è scivolata dai suoi progetti di scrittore,
alla ferma vocazione letteraria,
tormentata dall’impiego alla Società di Assicurazioni
dove Kafka sente di trascorrere inutilmente il suo tempo migliore.

Mi ha spiegato perché è restio a pubblicare le sue opere
e con altrettanta naturalezza ha parlato poi del suo rapporto tormentato con Felicia che da parte sua, per tutta la serata e spesso cercando il mio aiuto tentava di suggerire rappresentazioni nobili e importanti su una loro felice e serena unione coniugale.
"Non è necessario volare dritti fino al sole quando basta trascinarsi fino a un posticino pulito sulla terra dove qualche volta il sole arriva, e ci si può scaldare un tantino".

Mi hanno colpito le parole scelte da Felicia Bauer per descrivere la sua visione di una mesta vita coniugale e mi sono perso in fantasticherie sulla buona qualità di quella forma quasi epigrammatica, che non riusciva tuttavia a nascondere gli accenti disperati mentre Fafka le rispondeva che la vita è qualcosa di più di un gioco di pazienza e che comunque lui non era idoneo a nessuna vita.

Un argomento iniziato tra i due molto tempo prima e che questa sera ritornava malvolentieri, richiamato in modo spesso forzoso da questa donna intraprendente e moderna che da tempo chiede a Kafka un luogo comune dove vivere e soprattutto la sua completa attenzione.

E credo di capire che sia quest'ultima richiesta quella che costringe Kafka a non ammettere come possibile
la quotidianità dell’unione coniugale.
Questa sera lo ha dichiarato con sincerità, chiarezza
e forse con una qualche mancanza di tatto nei nostri confronti, tanto che ne ridemmo a fine serata.

“Tutto ciò che non è letteratura mi annoia e mi disturba. Mi annoio a far conversazione (anche se si riferisce alla letteratura), mi annoiano gli incontri con i parenti e considero le visite che ricevo come atti di cattiveria contro di me, perché sento che la conversazione toglie a tutto quello che penso la sua importanza, la serietà, la verità.”

Poi nonostante la mia presenza, che i due finirono per considerare familiare, Kafka seppe parlare molto dolcemente
e in modo intimo a Felicia:
"Scrivere è per me una forma di preghiera
e nella mia economia spirituale richiede concentrazione, assoluto silenzio e solitudine.”
A volte è difficile e penoso doversi scusare per la propria natura ma queste parole riuscirono a commuovere Felicia,
che si è confermata nel mio giudizio come donna di grande sensibilità e valore. Credo che dopo questa serata a Monaco,
i due abbiano capito che il loro futuro non sarà insieme.

“Dimentica quel fantasma che sono io e vivi allegra e tranquilla come prima”,
queste furono le ultime parole di Kafka a Felicia su quell’argomento e lei durante il nostro commiato mi ha baciato con simpatia e fiducia, senza sentirsi in dovere di trattenere una lacrima di rimpianto per “quel posticino pulito”e soleggiato che presto sarà parte delle sue nostalgie.

L’idea che questa sia stata una serata molto importante
e forse decisiva nella vita dei due fidanzati
mi ha spinto a fissare la data e gli avvenimenti di oggi
in queste poche righe.

Io ho avuto la sorte di esserne testimone e ne sono onorato perché sono convinto di avere incontrato un genio e sono certo che presto Kafka sarà considerato tra i più grandi autori della letteratura mondiale.
Salutandolo mi sono ancora raccomandato per avere tutti i suoi lavori, ho insistito per avere sue notizie frequenti tramite lettera e gli ho dichiarato che non sono assolutamente disposto a rinunciare alla sua amicizia.

Puoi stare tranquillo a questo proposito Adrian,
mi ha risposto lo scrittore, "a me tutto accade per sempre".












Franz Kafka e Felice Baum






   

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